La Villa Rovereti Zurla

Nel cuore della Valpolicella una Villa del 1770 è stata restaurata col paziente lavoro di recupero di 35 unità abitative. Corpo centrale affrescato, chiesetta, campi da tennis, piscine, laghetto termale giardini in Bosso all’italiana, garage sotterranei su una vasta estensione.

L’intervento di altissima qualità nella riqualificazione degli spazi, ha richiesto otto anni di lavoro, permettendo che ogni parte fosse valorizzata al massimo, avvalendosi di specialisti nel settore lapideo per facciate, fregi e statue e interventi dell’intonaco nelle parti affrescate.
All’interno le parti originali sono state portate all’antico splendore .

La Villa Rovereti Zurla

 

L’intervento comprende il recupero di 35 unità abitative, la ristrutturazione del corpo centrale affrescato, della chiesetta, dei campi da tennis, della piscina e del laghetto termale, oltre alla realizzazione di garage sotterranei.

Il progetto prevede anche il ripristino di un ampio parco con giardino all’italiana, roseti e i maestosi cedri del Libano che custodiscono l’ingresso, restituendo all’intero complesso il suo antico splendore dopo secoli di abbandono.

 

 

L’intervento ha richiesto otto anni di lavoro e ricerca, durante i quali è stato studiato con attenzione ogni materiale, per garantire un recupero accurato e professionale. Ogni elemento è stato restaurato da specialisti esperti nei materiali lapidei, negli affreschi e nei seminati veneziani, utilizzando le tecniche più appropriate.

Il progetto aveva l’obiettivo di trasformare una storica villa nobiliare, situata in una delle zone più suggestive della Valpolicella e arricchita dalla presenza di acque termali, in un complesso residenziale esclusivo, dotato di ogni comfort.

L’analisi del territorio ha tenuto conto del fatto che i paesaggi sono soggetti a continui cambiamenti, dovuti sia a processi naturali sia all’intervento umano. Per questo motivo, non è possibile conservarli in uno stato immutabile.

Il paesaggio è il risultato dell’interazione tra fattori fisici, biologici e attività umane, considerate parte integrante del processo storico di trasformazione dell’ambiente. Può quindi essere definito come una combinazione complessa di elementi e fenomeni, legati tra loro da relazioni funzionali e spaziali, che formano un’unità organica.

PRIMA DELLA RIQUALIFICA

La facciata della villa è impreziosita da una fascia a bugnato e sormontata da un attico sagomato in tufo, decorato con statue, pigne e trofei militari che ornano l’intera gronda. Quest’ultima risulta danneggiata dalla presenza ravvicinata di alberi di grandi dimensioni.

Sul retro dell’edificio si sviluppano due ali parallele, con annessa una chiesetta, che si collegano al corpo principale formando un ampio cortile interno. In origine queste ali ospitavano scuderie, fienili, magazzini e abitazioni rurali, ed erano completate da torrette merlate con celle campanarie.

 

Nel fine del Settecento il conte Rovereti, scavando un pozzo profondo 60 metri per irrigare i suoi campi, s’imbattè casualmente, quanto felicemente, in una sorgente naturale di acqua calda. Subito usata per scopi terapeutici, quest’acqua venne esaminata e descritta nel 1816 da Ciro Pollini come un’acqua per trasparenza, sapore e odore uguale alla comune ma con temperatura costante di 42°.

Una sorgente che appartiene ad un unico sistema idrotermale che segue la ben nota frattura della crosta terrestre tra Sirmione, Colà di Lazise e Domegliara e che, lungo il suo percorso, annovera più fonti sorgive di acqua calda.

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DOPO LA RIQUALIFICA

La villa è circondata da giardini all’italiana ed è immersa in un grande parco con piante secolari, nel quale è possibile rilassarsi o praticare sport grazie anche alla presenza del campo da tennis.

 

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